Lui & Lei
Le sue calze nere, il mio seme
di StraneEmozioni
08.10.2024 |
4.545 |
5
"In un gesto di galanteria accennai al baciamano, che lei assecondò, lasciando il braccio in modo delicato andare verso il mio volto..."
E’ stato difficile interpretare il desiderio di Antonietta.La notai subito, appena acquistato il mio appartamento in città, questa piccola città dove tutto è vicino a casa: il mercato degli alimentari, la lavanderia, la banca. Anzi, tutto al plurale: in una piccola città puoi a piedi scegliere fra più banche, più lavanderie. Il mercato no, quello era unico.
Era la fine del 2021 e passando davanti alle vetrine sotto casa, Antonietta era sempre in piedi nel suo negozietto di abiti per signora. Lei è una di quelle donne che sembra sorridano sempre.
Di piccola statura, elegante, composta, sempre vestita con gli abiti di una signora elegante e cinquantenne, campioni scelti fra quelli del suo negozietto frequentato da signore per bene.
“Buongiorno, io sono Roberto”, le dissi tendendole la mano un sabato mattina che la trovai sulla soglia del negozio.
“Abito qui sopra al settimo piano, da un paio di mesi. Passo sempre qui e mi sembra educato presentarmi”.
“Io sono Antonietta”, mi rispose stringendomi delicatamente la mano senza esitare.
In un gesto di galanteria accennai al baciamano, che lei assecondò, lasciando il braccio in modo delicato andare verso il mio volto. Un gesto solo accennato, ma che lei dimostrò subito di saper apprezzare.
“Ti vedo sempre passare in effetti e mi saluti sempre, sei gentile”.
Il discorso terminò li per il momento. Salii in casa e da Google trovai il suo negozio, Come ditta individuale era certamente a suo nome, e così fu. La cercai sui social e il profilo era chiuso, ma la foto del profilo era quanto mi bastava.
Fu un vero caso incontrarci al Conad qualche sera dopo. Io sceglievo marmellate, lei fette biscottate. Io, come spesso mi capita, commentavo fra me e me, come un malato di mente. Sentivo questa presenza accanto, ma non mi accorsi che fosse Antonietta. Poi, mentre mi allontanavo, la vidi. Era li, accanto a me, ma guardava gli scaffali, le fette biscottate.
“Antonietta”, esclamai.
“Roberto, buonasera”
“Ma.. non mi ero accorto fossi accanto a me, e tu?”
“Io si, ma non volevo essere inopportuna”
“Inopportuna?”
“Magari c’è tua moglie qui intorno e non mi pare il caso di..”
“Carina, quindi siamo complici. Cioè, io e te abbiamo già un piccolo segreto!”.
“Ma no, è che non volevo imbarazzarti.”
“Non mi imbarazzeresti se ci fosse una moglie, che comunque non c’è.”
“Aspetta.. hai fatto tutto questo per capire se ho una moglie?”
“Ma nooo, figurati. Non hai nemmeno una compagna?”
Scoppiammo a ridere, in modo sincero e spontaneo, di cuore. Ci piacevamo, ma erano due mesi del resto che ci facevamo dei gran sorrisi silenziosi.
Restammo d’accordo per una colazione al mattino successivo, prima che aprisse il negozio. Il bar era tra la sua vetrina ed il portone del palazzo, il mio, anzi nostro palazzo.
Bella. Una bella donna, con dei bei capelli castani. Elegante, sofisticata, nei suoi abiti comodi. Seducente, nei suoi modi garbati, sorridente e seria.
Concordammo una passeggiata in spiaggia per il tramonto di quell’autunno inoltrato, il giorno stesso. Il desiderio si sentiva forte, reciproco.
“A che ora chiudi il negozio?”
“È vero, non ce la faremo per il tramonto, farà buio prima”
Si, non ci avevamo pensato.
“Ascolta, qualcosa ci inventeremo. Scenderò appena starai chiudendo il negozio e vedremo cosa fare”
Quando mi presentai, sbirciai e in negozio non c’erano clienti. Antonietta mi invitò ad entrare, stava sistemando le ultime cose. Curiosai in giro e vidi tanta maglieria da signora, vestiti comodi, tanta lana, scialli. Una parete in legno separava i camerini dal resto del negozio e girandovi intorno scoprii il mondo segreto del negozio: un assortimento di lingerie sofisticatissima, da vere signore: reggicalze, calze con la riga, bustini, reggiseni meravigliosi.
“Sono incantato Antonietta, incantato. Sono un vero feticista delle calze, dei reggicalze, questo è un paradiso per un uomo come me.”
“Ti piacciono?”, mi chiese con un’aria birichina sorridendomi. Notai le sue guance arrossate, era eccitazione, non pudore.
Si allungò verso la parete, allungò le mani e scelse dei pezzi.
“Saliamo a casa tua?”
Si, Antonietta è così, diretta.
Mi chiese un telo da bagno e di darle del tempo: “Ho bisogno di restare da sola con il mio beauty case per qualche minuto”
Mi versai del Cognac, e mi sedetti in penombra in poltrona, nervosamente attendendo che lei ricomparisse nel salotto, tra la luce e il buio.
“Sei pronto?”, mi chiese dal corridoio.
“Non ne sono sicuro”, le risposi sincero.
Lei comparve nell’arco del salotto, splendida. Allungò un braccio in alto poggiandosi alla porta e assunse una posa da Pin Up. Da dove avesse tirato fuori quella terza di seno non lo so, il viso incantevole, una Anna Galiena più giovane, bella, femmina.
Le calze tirate su dall’elastico le disegnavano delle gambe eleganti e ben tornite e a me arrivava l’aroma dello Chanel numero 5, per me inconfondibile.
Mi alzai ed avanzai verso di lei, che rimase ferma, in una posa seducente, in attesa che la raggiungessi. L’aria fra di noi era tesa, densa di desiderio ormai da giorni. Io la volevo e questo suo lato seducente, feticista, questo atteggiamento teso a darmi in pasto ciò che volevo, mi accese e mi avrebbe acceso per mesi come una torcia.
Mi venne spontaneo di afferarle le natiche mentre la baciavo, di tirarle su, di aprirle, in modo voluttuoso. Lei prese ad ansimare mentre le nostre bocche si dissetavano e le nostre lingue battagliavano. Scuotebva il sedere, il mio massaggio sul sedere la stimolava e mi bastò quello per andare oltre ed infilare l’incavo del palmo tra le due natiche, strusciando ul sedere con forza, con il pollice che sfiorava la sua rosellina.
Antonietta ebbe un impeto di eccitazione, dovette smettere di baciarmi e si volto all’indietro a cercare di vedere cosa le provocasse quello piacere nel mio movimento. Inarcò la schiena per offrirmi di più il suo culo ed io fui svelto a girarla, ad inginocchiarmi e ad affondare la mia bocca, la lingia, nel suo culo, dritto nel buco; lei adagiò un piede sul una poltrona accanto, si sporse in avanti e poggiò le mani, piegandosi a novanta gradi per darmi pieno accesso al suo sedere. In quella posizione anche la fica era ben visibile, stretta e lucida. Ma dovevo prima portarla in alto solo con la lingua nel culo, amaro, buono. Spingevo come mi piace fare la lingua il più possibile dentro, tenendo le sue natiche aperte, in completo contrasto con il baciamano di appena un paio di giorni prima.
Antonietta ne voleva di più, perciò si inginocchiò sulla stessa poltrona, stavolta piegandoi del tutto per far guardare verso l’alto il forellino. Fui implacabile con lingua e saliva, per poi infilare giu, roteandolo, l’indice della mia mano destra. Solo allora passai a leccarle la fica.
Quando le dita nel suo seder diventarono due, le feci promettere, mentre era in estasi, che mi avrebbe riservato lo stesso trattamento. Fu quel pensiero a scuoterla, improvviso come una martellata. Immaginandomi con le sue belle dita nel culo ebbe un fremito a venne scuotendosi, senza squirtare, ma violentemente.
Non le diedi tregua, la sollevai e le spinsi il cazzo duro e largo in bocca. “Guardami”, le dissi, impadronendomi del mio ruolo di maschio. Lei si attacco al mio cazzo per restare in equilibrio mentre le tenevo i lunghi capelli castani annodati dietro la nuca, spingendola con quella stessa mano verso il mio cazzo.
Tossiva Antonietta, faceva un attimo lavoro. Mi venne voglia di farmi stuzzicare altrove, sfilai i miei jeans e mi accomodai a gambe spalancate in poltrona. Lei, in ginocchio a quattro zampe, mi guardò: “Cosa vuoi?”, chiese.
“Voglio che mi fai quello che ti ho fatto io, ora!”.
È un momento di massima goduria quando due quasi sconosciuti giungono al punto di una intimità animalesca, annusarsi il didietro, cercare i feromoni, le essenze.
Quando Antonietta ebbe terminato di farmi godere di bocca masturbandomi il culo, la presi con vigore. Non staccò mai gli occhi dai miei, durante l’amplesso. Poi, quando le chiesi se potessi venire dentro, mi sorprese: “Vieni sulla mia calze, mi piace così.”
Il sesso a due è banale, sempre, quello che fa nascere il desiderio è la novità, la scoperta, il fantasticare. E anche questo feticismo, lo sperma sulle calze nere, di nylon, lo è, era il suo.
Antonietta è stata una amante strepitosa, imperscrutabile nella sua personalità, così come io non le ho mai consentito davvero di entrare nel mio mondo.
—-
Like qui sotto e commenti per favore
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.